Artigianato


I manufatti dell’artigianato sardo sono strettamente legati al loro uso quotidiano. Possiamo parlare dunque di un artigianato domestico che ha sviluppato, nelle forme e nelle decorazioni, dei tratti distintivi che lo rendono assai pregevole e riconoscibile e che lo elevano a vera e propria arte popolare. Villaputzu è sede di una fiorente produzione artigianale che è possibile ammirare ogni estate alla Mostra dell’Artigianato Sarrabese dove fanno bella mostra oggetti di antiquariato, tessuti, coperte, tappeti e tovagliato con il telaio, servizi da tavola ricamati all'uncinetto, cesti di vimini e stuoie.. 

La cestineria. I contenitori ad intreccio venivano utilizzati per la lavorazione della farina e dei suoi derivati e per altri impieghi domestici. L’insieme dei cesti veniva definito “strexu e fenu”, cioè recipienti di stoppie, data la materia prima in genere utilizzata, e costituiva parte integrante del corredo di ogni sposa. La forma dei cesti è circolare, mentre varie sono invece le dimensioni: “sa crobedda” piccola con i bordi alti, “sa palinedda” piccola e piatta e “su canisteddu”, piatta ma di grandi dimensioni. Questi prodotti artigianali sono oggi destinati a diversi usi, dal porta pane al porta biancheria al cesto decorativo in grado di sposarsi con ogni tipo di ambiente e arredamento.
Visita il sito della cestineria 

La lavorazione del legno. I prodotti della lavorazione del legno erano anticamente funzionali alle esigenze del mondo agricolo. Compito del “fusteri”, cioè il mastro carraio, era quello di curare la manutenzione dei carri utilizzati nei campi, si poteva distinguere inoltre, la figura del “buttaiu”, impegnato nella realizzazione delle botti, fino a giungere al vero e proprio falegname, il “maistu e linna”, fine maestro artigiano dalla cui bottega uscivano cassapanche abilmente intagliate con figure di volatili e altri animali, fiori e simboli astratti, e ancora sedie impagliate, decorate col rosso e il verde del melograno, sgabelli, ripiani, cucchiai e taglieri.

La produzione dei coltelli. Il caratteristico coltello sardo è la “leppa” o “resolza”, un coltello a serramanico la cui lama affilatissima e appuntita, stretta e allungata o larga, si richiude in un manico di corno di cervo o muflone interamente lavorato a mano.

La trasformazione della pietra e del ferro. Materia prima largamente utilizzata delle civiltà più antiche, la pietra è stata utilizzata con grande maestria, come testimoniano i numerosissimi nuraghi, pozzi sacri, tombe di giganti e dolmen sparsi in tutto il territorio sardo, come materiale esclusivo per la costruzione di strutture abitative, funerarie e luoghi sacri. Riguardo l’arte del metallo, oltre la produzione di coltelli, l’artigianato locale si manifesta soprattutto in manufatti in ferro battuto, con barocche cancellate, lampadari finemente lavorati, candelieri, tavolini ma anche utensileria da fuoco come le “cardigas”, le graticole, e gli “schidiones”, gli spiedi. Nel passato, da “sa buttega”, la bottega del ramaio, giungevano nelle abitazioni i frutti della lavorazione del rame come le caldaie e i bracieri.

Le ceramiche. Anche i prodotti in ceramica sono espressione di un artigianato d’uso, destinato essenzialmente alla produzione di stoviglie. “Is marigas”, le brocche per l’acqua e il vino, “sa scivedda”, un’enorme conca nella quale era particolarmente agevole lavorare la pasta, “is brugnas”, gli orci per la conservazione del cibo, e i piatti, le scodelle e le pentole, erano spesso realizzati all’interno delle stesse mura domestiche nel cortile tipico della casa campidanese. Così come avveniva in passato, le terrecotte sono oggi invetriate in una tonalità giallo-verdognola e dai principali centri di produzione di Assemini, Oristano e Villaputzu giungono direttamente nelle sagre e nelle vetrine dell’isola.

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